All’indomani delle dichiarazioni che ho letto dell’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, in merito alla denatalità, mi sono ripromessa di prendere carta e penna e raccontare la mia esperienza. Sono in gravidanza: ho fatto gli esami, i primi, che mi ha prescritto il medico in base all’età gestazionale in cui mi trovo. Ho pagato di ticket quasi cento euro, alla mia richiesta di delucidazioni sulla cifra (mi sembrava sinceramente troppo contando che alcuni di quegli esami dovevano essere con esenzione) mi hanno spiegato che in base alle settimane in cui sono mi vengono riconosciuti tot esami, e quelli per cui avevo diritto ad esenzione erano assai meno di quelli che avrebbero dovuto essere. Questo perché la ricetta computerizzata riconosce tot settimane di gravidanza, anche se poi nella realtà magari l’età gestazionale non corrisponde.
Ora non entro del merito del perché e del per come succeda ciò. Ho solo fatto presente a chi di dovere se si sarebbe bypassato il problema anticipando le analisi, ma mi è stato risposto che tocca seguire le prescrizioni del medico che mi ha prescritto quegli esami in quel dato periodo. Risultato? I primi esami della gravidanza pagati 100 euro. Ora vorrei dire all’Assessore che magari se una coppia non fa figli è anche perché non tutti se lo possono permettere. Quando parla di “record negativo nel Lazio” vorrei chiedergli se la politica sanitaria regionale crede non c’entri nulla. Vorrei digli, in ultimo, che mi sono anche sentita dire che uno degli esami, che dovrò affrontare tra qualche settimana, non potrò farlo in quella struttura perché non lo fanno più. C’è stato “un taglio”. Quindi dovrò rivolgermi ad un’altra struttura. Magari privata…
La politica dovrebbe assumersi le sue responsabilità in questa situazione. Perché se la gente fa meno figli è anche un discorso economico. Lo dico da futura mamma!