Grave episodio, accaduto ieri, nel carcere di Civitavecchia. A denunciarlo Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Ieri pomeriggio, un detenuto extracomunitario ha dato fuoco alla cella dove era ristretto presso il Reparto prima accoglienza. La Sezione accoglienza è un reparto dove vengo messi i detenuti quando vengono arrestati, e sono messi lì in quarantena. A seguito del folle incendio, gli Agenti di Polizia Penitenziaria hanno dovuto far uscire tutti i detenuti e portarli in salvo perché la Sezione era piena di fumo. Tre poliziotti sono stati intossicati e si è reso necessario accompagnarli al Pronto soccorso per intossicazione. Il tutto è avvenuto con un numero fortemente ridotto di agenti per la nota carenza del personale. La situazione è grave nel Lazio: non si placano le aggressioni, il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dalla situazione e il Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, oggi senza un dirigente generale titolare, si contraddistingue per l’assenza di provvedimenti a tutela della incolumità fisica dei nostri poliziotti. E’ ora di basta!”.
Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime vicinanza e solidarietà al poliziotto ferito ed ha parole di apprezzamento per il personale che lavora a Civitavecchia: “Le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che svolgono quotidianamente il servizio a Civitavecchia lo fanno con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato per l’esasperante sovraffollamento. Ma servono urgenti provvedimenti per frenare una situazione operativa che è semplicemente allarmante”. Capece sottolinea anche il fallimento delle espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia: sono state solamente 456 nel 2021. “Da tempo il SAPPE denuncia la correlazione tra aumento degli eventi critici nelle carceri e presenza di detenuti stranieri, come è il protagonista del grave evento critico accaduto a Civitavecchia. E’ sintomatico che negli ultimi vent’anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere quasi 17.000 rispetto alle circa 55mila presenze. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine, come da tempo denuncia il Sappe, può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. Nel 2021 i detenuti stranieri espulsi a titolo di sanzione alternativa alla detenzione sono stati solamente 456 (165 albanesi, 48 marocchini, 45 tunisini e 198 di altri Paesi). Questo, oltre a decretare il fallimento degli Accordi bilaterali tra l’Italia ed i Paesi con la più alta presenza di connazionali tra i detenuti ristretti in Italia (Marocco, Romania, Nigeria, Albania, Tunisia), sembra dimostrare che questi Paesi non vogliono il rientro in patria di migliaia e migliaia di loro connazionali con gravi precedenti penali e con pene che potrebbero essere scontate in carceri del Paese di provenienza”.