Nuovo appuntamento per il ciclo di incontri «I giovedì dell’Archeologia», organizzati dal Museo Archeologico Nazionale in collaborazione con il Comune di Civitavecchia. La Biblioteca comunale di piazza Calamatta, alle 17, ospiterà Federico Marazzi, dell’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. Titolo della conferenza: “Come eravamo. La ferrovia Civitavecchia-Capranica”. Sarà un’occasione per una documentazione puntuale della linea, del suo percorso, dei suoi manufatti, come erano stati lasciati dopo la chiusura del servizio nel 1961.
La ferrovia Civitavecchia – Capranica/Sutri, tratto iniziale di una linea che proseguiva fino ad Orte, costituisce un episodio tardivo di completamento della rete secondaria delle ferrovie italiane, giacché fu inaugurata solo nel 1928. Essa rappresentò anche un episodio di breve durata: l’esercizio regolare fu sospeso già nel 1961, rimanendo attivo nel solo tratto compreso fra Capranica e Orte, che perdurò sino al 1994. Nonostante la sua effimera esistenza, la linea era stata pensata come parte di un progetto assai più ambizioso di collegamento diretto fra Adriatico e Tirreno, dalla potenziale valenza anche militare, che permettesse di connettere le sponde dei due mari, evitando il passaggio per il nodo di Roma. La realtà fu però ben diversa e la linea conobbe una vita sempre piuttosto stentata, a causa del tracciato che non favoriva la velocità di transito dei treni e del bacino di utenza locale assai scarso, essendo l’area attraversata assai poco popolata.
Dopo la sospensione dell’esercizio nel 1961, nella seconda metà degli anni ’80 la linea fu interessata da un progetto di recupero, mai portato a termine, che tuttavia alterò radicalmente l’aspetto dei manufatti originari. Appena prima che ciò accadesse, però, la linea fu oggetto di un progetto di ricognizione integrale finalizzato ad una mostra che si tenne ad Allumiere nella primavera del 1986, in occasione del quale furono realizzate le immagini che si presentano in questa occasione: il ritratto di una linea “fossile”, che costituiva un esempio forse unico in Italia di “archeologia ferroviaria” in grado di raccontare vita e funzionamento di una linea espressione di un genere di esercizio tipico della “Golden age” della ferrovia italiana.
Il valore ambientale, storico, archeologico dei territori attraversati conferisce ancora oggi un fascino unico a questo percorso ferroviario
e la possibilità di rivederlo “com’era e dov’era” – attraverso immagini totalmente inedite – rappresenta sicuramente un incentivo alla riflessione sul suo futuro.
Capienza max. in presenza 50 posti; Obbligatoria prenotazione con Green Pass rafforzato:
È possibile prenotare presso il Museo al numero 076623604
O alla mail: drm-laz.mucivitavecchia@beniculturali.it