Consiglio comunale con sorpresa questa mattina a Civitavecchia. Con la maggioranza di centrodestra che, a causa dei vuoti “ingombranti” di tutto il gruppo di Fratelli d’Italia e di alcuni consiglieri della Lega, perde l’occasione di segnare un punto a favore del territorio. Si sarebbe potuto mettere un altro importante paletto contro il megaimpianto di digestione rifiuti che incombe sulla zona industriale; invece, niente.
120mila tonnellate di rifiuti all’anno, in sostanza l’umido prodotto da quasi metà di Roma. Tanto dovrebbe essere “digerito” dall’impianto che Ambyenta Lazio vorrebbe ad ogni costo costruire a Monna Felicita, con un metanodotto di servizio che porterebbe il gas prodotto nelle vicine centrali di Torre Valdaliga (a proposito, ma non dovrebbero dismettersi?). Vicenda che fa da sfondo anche alle inquietanti notizie di pressioni, dal sapore di minacce, che il Vicesindaco Manuel Magliani ha denunciato giusto la scorsa settimana. Ma torniamo al biodigestore… Il Comune con il lavoro degli assessorati vi si è opposto fermamente ed è arrivato a fermare l’iter (che era proceduto speditissimo in Regione Lazio, quando governava il Pd Nicola Zingaretti e alla “Transizione ecologica” c’era la M5s Roberta Lombardi).
E allora, cosa è successo stamattina all’aula Pucci? All’ordine del giorno c’era la revoca della concessione alla Lamer, già avvenuta attraverso una determina degli uffici. Il consiglio comunale doveva solo ratificare l’atto, una procedura meramente tecnica riguardante una concessione di decenni fa: e siccome tale concessione prevedeva la realizzazione di opere di urbanizzazione che invece nessuno ha eseguito, il Pincio aveva così trovato (tramite gli atti attentamente preparati e poi firmati dall’avvocato Giglio Marrani) l’uovo di Colombo per dire di no al passaggio della concessione del terreno in zona industriale da Lamer ad Ambyenta Lazio.
Tutto semplice? Macché! Tutto ribaltato! Se Pd e M5s garantivano il numero legale proprio per votare questo atto, sono state decisive le assenze della maggioranza: agli assenti Giancarlo Frascarelli, Emanuela Mari, Raffaele Cacciapuoti (tutti di Fratelli d’Italia) e Barbara La Rosa (civica ormai assorbita dall’adesione al cartello elettorale che vorrebbe candidare Paolo Poletti) si aggiungevano Elisa Pepe, Pasquale Marino, Antonio Giammusso della Lega e Vincenzo Palombo, ultimo rimasto in aula di Fdi. Quindi niente numero legale, con l’altra parte della Lega basita: deluso Marco Coppari, inferocita Fabiana Attig, mentre anche il sindaco Ernesto Tedesco è parso contrariato da quella che suona come una coltellata alle spalle, peraltro su un argomento “puzzolente” come il biodigestore.
Altro che Abruzzo e Sardegna. Mala tempora currunt…